30 e 31 Agosto 2017
Cronaca di un sogno che finalmente si è realizzato!
Era dall' Agosto 2014, in occasione di una uscita con Diego sulla Costa della Spina che avevo addocchiato quei strani simboli verdi dipinti sulle rocce lungo il sentiero 148 tra il Col Rosson ed il monte Spina e, cercato sul web, avevo scoperto indicavano il tracciato dello STONEMAN TRAIL "percorso sulle Dolomiti lungo 120 km con più di 4.000 m di dislivello, sul quale il ciclista viene guidato dagli "Stanemandlan" ossia gli "omini di pietra", che già da molti secoli conducono gli alpinisti in montagna".
Ammaliato da questa impresa, mi sono ripromesso ogni anno di provare a portarla a termine decidendo di dividerla in due gg. ma, vuoi per il meteo, vuoi per mancanza di tempo e di compagni d'avventura, non ero mai riuscito a metterla in cantiere. Tornato dalla fantastica due gg sul Madriccio e deciso di usare gli ultimi gg di ferie in un altro giro interessante, ci ributto l'occhio, controllo la situazione meteo della zona e vedo tre giorni consecutivi di bel tempo, poi perturbazioni con freddo e neve in arrivo a chiudere la stagione... o si fa ora o mai più! in quattro e quattr'otto mi organizzo, preparo lo zaino e la sera stessa parto, deciso di passare la notte a Dobbiaco per partire di buon'ora senza lo stress delle tre ore e mezza di auto.
PRIMO GIORNO
Parto alle 6.20 con il sorgere del sole.
La mattinata è fresca, Dobbiaco è ancora avvolta nell'ombra e nella nebbia mattutina, mentre un timido sole si sta facendo capolino da dietro le alte cime delle dolomiti Austriache, arrossando le cime circostanti e scendendo e scaldando la vallata...
Si comincia subito in leggera salita, raggiungendo il centro del paese e inerpicandosi su una Sp62, deserta a quell'ora.
La salita continua agevole, con pendenze piacevoli che invitano a spingere, ma so che la giornata sara' molto lunga e mi prendo le misure salendo agile.
La strada asfaltata arriva poche centinaia di metri prima del rifugio Lachwiesen, dove è piazzata una sbarra e dalla quale inizia poi a salire su sterrato piuttosto sconnesso, ma pedalabile. Di tornante in tornante aumentano pure le pendenze. Di sollievo invece, il panorama circostante, con vedute che spaziano sulle ultime cime delle dolomiti Italiane dal Fanes alle Tre cime a sud, le alpi austriache a nord e il monte Elmo e il Sillian a est.
Pensavo di fare una prima sosta alla malga Silvesteralm, ma uscendo dal bosco nei pressi di un tornante mi accorgo che la malga è un centinaio di metri più sotto... non mi pare il caso di scendere per poi risalire.. continuo a salire.
Arrivo quasi in cima che iniziano i panorami a 360° spettacolari. Inizia pure un fastidioso venticello che a contatto della maglia bagnata fa venire i brividi... d'altronde sono a 2.500 metri!
Raggiungo nell'ultimo falsopiano il primo totem di controllo, scatto qualche foto e riparto per l'ultimo tratto di salita che mi porta al Cornetto di Confine (m.2545), tra i ruderi di vari ricoveri per il bestiame ora occupati abusivamente da numerose marmotte belle grasse che cominciano a correre in tutte le direzioni al mio passaggio. Trovo un riparo dal vento, mi metto le protezioni e mi butto nella bellissima discesa in single trail, molto scavata dall'acqua e qualche tornantino nella parte alta, poi sempre piu' flow e sempre molto divertente, mai esposto. Si sbuca a valle, loc. Prato alla Drava, proprio sulla ciclabile affollatissima di cicloturisti che mi guardano un po' strano con le protezioni... Mi fermo a toglierle e con l'occasione controllo anche il rumorino che sento alla ruota posteriore... mi accorgo cosi' di aver azzerato le pastiglie dei freni anteriori! Frugo nello zaino, preso dall'angoscia di non aver lasciato a casa nell'opera di alleggerimento le pastiglie che mi porto sempre di riserva.... no, le ho! due minuti e i freni sono come nuovi, si riparte!
E' mezzogiorno, non so se fermarmi per una pasta o proseguire... a dire il vero non ho tanta fame, e mi aspettano altri 12000 metri di salita molto difficile... non vorrei bloccarmi anche lo stomaco... prendo qualche manciata di frutta secca e una marmellata e proseguo.
La salita appare subito lasciata la ciclabile: verticale! Un centinaio di metri su asfalto, sbarra per passaggio a pagamento e da qui continua sterrata, seppur ben battuta. Pendenze medie del 20%, mai una tregua.
Il caldo poi è insopportabile e salendo di quota le cose non migliorano di molto. Continuo ad avanzare un centinaio di metri e poi a fermarmi per riposare e bere, una cosa estenuante!
Partito con 2 litri d'acqua li sto razionando per farli durare almeno tre ore, tempo di arrivare quantomeno alla prima malga, ma mi e' difficile... si suda da morire! Arrivo finalmente alla Leckfeldalm, strapiena di turisti. C'e una fontanella, riempio la sacca, oramai a secco, mi bevo una coca da mezzo e dopo aver ripreso le forze, riparto. Peggio che peggio ! Da qui in poi vi è il divieto di transito motorizzato, il fondo è tutto di roccia smossa e le pendenze superiori al 24%, si fa fatica salire anche a piedi! Trovo solo due ragazzi con le moto da cross, quattro turisti, tutti in discesa e tante mucche. Sono le 15.40, me la prendo comoda a fare questi ultimi 500 metri di dislivello a spinta, decido di godermi il panorama idilliaco tra i scampanellii delle vacche e i fischi delle marmotte. Arrivo all'agognato rifugio verso le 16.30. Sono morto. Metto la bici nel ricovero assieme ad una moto da trial e mi faccio subito una fetta di strudel e una radler seduto a guardare le dolomiti..... ora mi sento, superato il purgatorio della salita, in paradiso!
Doccia, cena tipica austriaca a base di minestrina, wurstel con crauti, canederli con insalatina di capuccio e speck, per dolce la kaiserschmarren con i mirtilli. Qualche foto al fantastico tramonto al cospetto delle tre cime e poi nanna.
SECONDO GIORNO
Era dall' Agosto 2014, in occasione di una uscita con Diego sulla Costa della Spina che avevo addocchiato quei strani simboli verdi dipinti sulle rocce lungo il sentiero 148 tra il Col Rosson ed il monte Spina e, cercato sul web, avevo scoperto indicavano il tracciato dello STONEMAN TRAIL "percorso sulle Dolomiti lungo 120 km con più di 4.000 m di dislivello, sul quale il ciclista viene guidato dagli "Stanemandlan" ossia gli "omini di pietra", che già da molti secoli conducono gli alpinisti in montagna".
Ammaliato da questa impresa, mi sono ripromesso ogni anno di provare a portarla a termine decidendo di dividerla in due gg. ma, vuoi per il meteo, vuoi per mancanza di tempo e di compagni d'avventura, non ero mai riuscito a metterla in cantiere. Tornato dalla fantastica due gg sul Madriccio e deciso di usare gli ultimi gg di ferie in un altro giro interessante, ci ributto l'occhio, controllo la situazione meteo della zona e vedo tre giorni consecutivi di bel tempo, poi perturbazioni con freddo e neve in arrivo a chiudere la stagione... o si fa ora o mai più! in quattro e quattr'otto mi organizzo, preparo lo zaino e la sera stessa parto, deciso di passare la notte a Dobbiaco per partire di buon'ora senza lo stress delle tre ore e mezza di auto.
PRIMO GIORNO
Parto alle 6.20 con il sorgere del sole.
La mattinata è fresca, Dobbiaco è ancora avvolta nell'ombra e nella nebbia mattutina, mentre un timido sole si sta facendo capolino da dietro le alte cime delle dolomiti Austriache, arrossando le cime circostanti e scendendo e scaldando la vallata...
Si comincia subito in leggera salita, raggiungendo il centro del paese e inerpicandosi su una Sp62, deserta a quell'ora.
La salita continua agevole, con pendenze piacevoli che invitano a spingere, ma so che la giornata sara' molto lunga e mi prendo le misure salendo agile.
La strada asfaltata arriva poche centinaia di metri prima del rifugio Lachwiesen, dove è piazzata una sbarra e dalla quale inizia poi a salire su sterrato piuttosto sconnesso, ma pedalabile. Di tornante in tornante aumentano pure le pendenze. Di sollievo invece, il panorama circostante, con vedute che spaziano sulle ultime cime delle dolomiti Italiane dal Fanes alle Tre cime a sud, le alpi austriache a nord e il monte Elmo e il Sillian a est.
Pensavo di fare una prima sosta alla malga Silvesteralm, ma uscendo dal bosco nei pressi di un tornante mi accorgo che la malga è un centinaio di metri più sotto... non mi pare il caso di scendere per poi risalire.. continuo a salire.
Arrivo quasi in cima che iniziano i panorami a 360° spettacolari. Inizia pure un fastidioso venticello che a contatto della maglia bagnata fa venire i brividi... d'altronde sono a 2.500 metri!
Raggiungo nell'ultimo falsopiano il primo totem di controllo, scatto qualche foto e riparto per l'ultimo tratto di salita che mi porta al Cornetto di Confine (m.2545), tra i ruderi di vari ricoveri per il bestiame ora occupati abusivamente da numerose marmotte belle grasse che cominciano a correre in tutte le direzioni al mio passaggio. Trovo un riparo dal vento, mi metto le protezioni e mi butto nella bellissima discesa in single trail, molto scavata dall'acqua e qualche tornantino nella parte alta, poi sempre piu' flow e sempre molto divertente, mai esposto. Si sbuca a valle, loc. Prato alla Drava, proprio sulla ciclabile affollatissima di cicloturisti che mi guardano un po' strano con le protezioni... Mi fermo a toglierle e con l'occasione controllo anche il rumorino che sento alla ruota posteriore... mi accorgo cosi' di aver azzerato le pastiglie dei freni anteriori! Frugo nello zaino, preso dall'angoscia di non aver lasciato a casa nell'opera di alleggerimento le pastiglie che mi porto sempre di riserva.... no, le ho! due minuti e i freni sono come nuovi, si riparte!
E' mezzogiorno, non so se fermarmi per una pasta o proseguire... a dire il vero non ho tanta fame, e mi aspettano altri 12000 metri di salita molto difficile... non vorrei bloccarmi anche lo stomaco... prendo qualche manciata di frutta secca e una marmellata e proseguo.
La salita appare subito lasciata la ciclabile: verticale! Un centinaio di metri su asfalto, sbarra per passaggio a pagamento e da qui continua sterrata, seppur ben battuta. Pendenze medie del 20%, mai una tregua.
Il caldo poi è insopportabile e salendo di quota le cose non migliorano di molto. Continuo ad avanzare un centinaio di metri e poi a fermarmi per riposare e bere, una cosa estenuante!
Partito con 2 litri d'acqua li sto razionando per farli durare almeno tre ore, tempo di arrivare quantomeno alla prima malga, ma mi e' difficile... si suda da morire! Arrivo finalmente alla Leckfeldalm, strapiena di turisti. C'e una fontanella, riempio la sacca, oramai a secco, mi bevo una coca da mezzo e dopo aver ripreso le forze, riparto. Peggio che peggio ! Da qui in poi vi è il divieto di transito motorizzato, il fondo è tutto di roccia smossa e le pendenze superiori al 24%, si fa fatica salire anche a piedi! Trovo solo due ragazzi con le moto da cross, quattro turisti, tutti in discesa e tante mucche. Sono le 15.40, me la prendo comoda a fare questi ultimi 500 metri di dislivello a spinta, decido di godermi il panorama idilliaco tra i scampanellii delle vacche e i fischi delle marmotte. Arrivo all'agognato rifugio verso le 16.30. Sono morto. Metto la bici nel ricovero assieme ad una moto da trial e mi faccio subito una fetta di strudel e una radler seduto a guardare le dolomiti..... ora mi sento, superato il purgatorio della salita, in paradiso!
Doccia, cena tipica austriaca a base di minestrina, wurstel con crauti, canederli con insalatina di capuccio e speck, per dolce la kaiserschmarren con i mirtilli. Qualche foto al fantastico tramonto al cospetto delle tre cime e poi nanna.
SECONDO GIORNO
Dopo una nottata piu' o meno tormentata dagli 11 coinquilini di stanza di origine germanica che a turno russano, emettono rumori molesti e deambulano di notte, mi sveglio alle 7.00.
Colazione abbondante con pane nero, marmellate, thè e affettati vari, pago il conto (sorprendentemente più economico rispetto ai rifugi italiani!) rifaccio lo zaino e riparto. Fuori fa freddino, ma so che dovrò fare ancora 150 metri di salita divisi tra il rifugio e l'inizio della vera e propria discesa per cui mi vesto leggero. Cominciano i saliscendi sul temuto passaggio Dermut, con singletrail in costa al confine Italo-Austriaco, scenario da favola ma da stare un po' attenti nei tratti esposti... trovo infatti una targa a ricordo della tragica caduta di un biker tedesco, anche lui sul tracciato della Stoneman e avvenuta, caso vuole giusto un anno fa... A dire il vero la traccia passa nel tratto meno pericoloso, seppur esposto e il sentiero è abbastanza largo... ho fatto di molto peggio in precedenti uscite, ma sono da solo e per estrema precauzione, il tratto dell'incidente lo faccio bici alla mano. Da qui in poi ancora saliscendi ma quasi tutti pedalabili e comunque molto divertenti. Amo questo tipo di sentiero, scassato e tecnico ma con rocce stabili!. Comincia pure il fuggi fuggi di marmotte, ce ne sono ognidove: mi attraversano in sentiero, mi aspettano che arrivi ad un metro per nascondersi... mi diverto a mettermi sottovento, fare silenzio e fare buuu quando riescono dalla tana, proprio come un bocia!
Guardo l'orologio. sono le 11, e' tardi, smetto di far foto e giocare alle Giovani Marmotte e mi butto in discesa: fantasmagorica! Mi fermo solo a fare la foto al checkpoint , poi scendendo ancora a bombazza, risalgo la sella del Quaternà e riprendo un fantastico tratto trail su terra rossa (sent 148). Quando scendendo il sentierino si allarga e perde in divertimento mi invento anche qualche variante interessante come il tracciato della PEDALONGA 2017, tabellato pare permanentemente, e con sentieri non segnati sulle carte fatti ex novo. Goduria estrema!.
Per scendee a Padola avrei due ulteriori varianti, ma visti i tempi decido di prendere l'asfalto per Casamazzagno e in men che non si dica arrivo al centro di Dosoledo dove mi sparo un panino per il pranzo (fontana). All' una e mezza riparto sotto il sole cocente, ma con dense e nere nubi sulla sommita' della croda in avvicinamento.
Il tratto da Valgrande al Passo Monte Croce in poi è un calvario... strada bianca su ghiaino con pendenze del 18-20 % costanti sotto un sole accecante... mi sparo un gel, vorrei arrivare ai Prati di Croda Rossa per le 16 e poi scendere prima che arrivi la pioggia... Al passo, il sole sparisce e cominciano le prime deboli goccioline... Comincio a darci dentro, non voglio fare la discesa con il bagnato! Mi fermo solo alla vista di un giovane capriolo che è fermo a due metri da me e resta fisso a guardarmi.. scatto qualche foto, poi riparto. Comincia la folla di gente sul sentiero, ma gentili mi lasciano passare. Arrivo ai Prati, traboccanti di turisti, faccio la foto al check point e poi, visto che il tempo tiene mi sparo una fetta di Sacher e una coca. Messe le protezioni decido di variare la discesa con un sentiero proposto dal nonnocarb, il 153, che sarebbe "vietato" alle bici, ma nemmeno il signore che piccone alla mano stava facendo manutenzione mi ha detto niente, salutandomi invece... Il sentiero è parzialmente esposto, un po' invaso dalla vegetazione e pieno di cunette di scolo in terra, molto alte... occhio! Finito questo si imbocca dal parcheggio a valle il fantastico sentiero 1a della Val Fiscalina, un flow da favola!. Riprendo poi la ciclabile quasi tutta in discesa e ritorno comodamente a Dobbiaco con il sole a spendere in valle.
IMPRESA COMPIUTA!
Considerazioni finali: se siete sfegatati e patiti per il cronometro, si riesce a fare in un solo giorno, ma senza lo zaino da 6,5 kg a con arrivo all'imbrunire. Se invece desiderate godervi ogni singolo minuto, ammirare quanto vi sta attorno e non avere sempre lo sguardo tra orologio e gomma anteriore, vi consiglio di farvelo in 2 gg, dormendo in rifugio a 2450 metri, esperienza impagabile!
Colazione abbondante con pane nero, marmellate, thè e affettati vari, pago il conto (sorprendentemente più economico rispetto ai rifugi italiani!) rifaccio lo zaino e riparto. Fuori fa freddino, ma so che dovrò fare ancora 150 metri di salita divisi tra il rifugio e l'inizio della vera e propria discesa per cui mi vesto leggero. Cominciano i saliscendi sul temuto passaggio Dermut, con singletrail in costa al confine Italo-Austriaco, scenario da favola ma da stare un po' attenti nei tratti esposti... trovo infatti una targa a ricordo della tragica caduta di un biker tedesco, anche lui sul tracciato della Stoneman e avvenuta, caso vuole giusto un anno fa... A dire il vero la traccia passa nel tratto meno pericoloso, seppur esposto e il sentiero è abbastanza largo... ho fatto di molto peggio in precedenti uscite, ma sono da solo e per estrema precauzione, il tratto dell'incidente lo faccio bici alla mano. Da qui in poi ancora saliscendi ma quasi tutti pedalabili e comunque molto divertenti. Amo questo tipo di sentiero, scassato e tecnico ma con rocce stabili!. Comincia pure il fuggi fuggi di marmotte, ce ne sono ognidove: mi attraversano in sentiero, mi aspettano che arrivi ad un metro per nascondersi... mi diverto a mettermi sottovento, fare silenzio e fare buuu quando riescono dalla tana, proprio come un bocia!
Guardo l'orologio. sono le 11, e' tardi, smetto di far foto e giocare alle Giovani Marmotte e mi butto in discesa: fantasmagorica! Mi fermo solo a fare la foto al checkpoint , poi scendendo ancora a bombazza, risalgo la sella del Quaternà e riprendo un fantastico tratto trail su terra rossa (sent 148). Quando scendendo il sentierino si allarga e perde in divertimento mi invento anche qualche variante interessante come il tracciato della PEDALONGA 2017, tabellato pare permanentemente, e con sentieri non segnati sulle carte fatti ex novo. Goduria estrema!.
Per scendee a Padola avrei due ulteriori varianti, ma visti i tempi decido di prendere l'asfalto per Casamazzagno e in men che non si dica arrivo al centro di Dosoledo dove mi sparo un panino per il pranzo (fontana). All' una e mezza riparto sotto il sole cocente, ma con dense e nere nubi sulla sommita' della croda in avvicinamento.
Il tratto da Valgrande al Passo Monte Croce in poi è un calvario... strada bianca su ghiaino con pendenze del 18-20 % costanti sotto un sole accecante... mi sparo un gel, vorrei arrivare ai Prati di Croda Rossa per le 16 e poi scendere prima che arrivi la pioggia... Al passo, il sole sparisce e cominciano le prime deboli goccioline... Comincio a darci dentro, non voglio fare la discesa con il bagnato! Mi fermo solo alla vista di un giovane capriolo che è fermo a due metri da me e resta fisso a guardarmi.. scatto qualche foto, poi riparto. Comincia la folla di gente sul sentiero, ma gentili mi lasciano passare. Arrivo ai Prati, traboccanti di turisti, faccio la foto al check point e poi, visto che il tempo tiene mi sparo una fetta di Sacher e una coca. Messe le protezioni decido di variare la discesa con un sentiero proposto dal nonnocarb, il 153, che sarebbe "vietato" alle bici, ma nemmeno il signore che piccone alla mano stava facendo manutenzione mi ha detto niente, salutandomi invece... Il sentiero è parzialmente esposto, un po' invaso dalla vegetazione e pieno di cunette di scolo in terra, molto alte... occhio! Finito questo si imbocca dal parcheggio a valle il fantastico sentiero 1a della Val Fiscalina, un flow da favola!. Riprendo poi la ciclabile quasi tutta in discesa e ritorno comodamente a Dobbiaco con il sole a spendere in valle.
IMPRESA COMPIUTA!
Considerazioni finali: se siete sfegatati e patiti per il cronometro, si riesce a fare in un solo giorno, ma senza lo zaino da 6,5 kg a con arrivo all'imbrunire. Se invece desiderate godervi ogni singolo minuto, ammirare quanto vi sta attorno e non avere sempre lo sguardo tra orologio e gomma anteriore, vi consiglio di farvelo in 2 gg, dormendo in rifugio a 2450 metri, esperienza impagabile!
DIVERTIMENTO : 9
DIFFICOLTA' : 9,5
PANORAMA : 10
NOTE: salite impossibili, discese fantastiche!
Orario inizio: 08/30/2017 06:19 Orario fine: 08/31/2017 16:37 Distanza: 108,7 km Altitudine minima: 1088 m Altitudine massima: 2570 m Dislivello positivo: 4399 m | ||
TRACCIA:
FOTO :
Grande giro Fabio!
RispondiEliminaTanta invidia... complimenti!!
Andrea