28 Giugno 2015 - dom
Aspra battaglia sui monti Veronesi.
Informati della presenza del nemico dal reparto esploratori del forum di mtb, il reparto Telegrafisti composto da tre arditi ed impavidi militi al nome di Diego, Fabio e Matteo hanno risposto prontamente alla chiamata.
Dopo il saluto all'alzabandiera e l'adunata alle 6.00 a Vicenza Nord, il commando del regio esercito è partito a bordo di un rombante corazzato Fiat Ducato 2800 aspirato 2a serie già reduce dalle aspre battaglie del primo conflitto mondiale, alle volte dell'arroccamento di Caprino Veronese.
Per cogliere di sorpresa il nemico abbiamo spostato il campo base in quel di Platano, frazione che si erge all'ombra del secolare platano largo 15 metri, monumento storico per aver nascosto e difeso tra le sue fronde 100 arditi bersaglieri.
Preparati gli armamenti e indossati i pesanti zaini, i tre prodi iniziano l'avanzata, unti da capo a piedi di un unguento recuperato allo spaccio dal ten. Matteo contro le insidie dei raggi solari ma che per il momento serve solo ad attirare le attenzioni delle mosche imitatrici.
Si parte subito in salita. Perdiamo il conto di quante staffette di anziani reduci a bordo di vecchie Fiat Panda di colore bianco ci sopravvanzano... deve esserci il deposito nazionale o un raduno qua attorno!
Il cielo è tinto di azzurro limpido ed il sole spacca, ogni fronda è di riparo ai nostri impavidi.
Non un attimo di tregua, si sale su asfalto, sterrato e carrabili. Giunti all' avamposto di Malga Valfredda comincia la prima vera ardua impresa; per aggirare le postazioni nemiche pronte all'agguato con 10 km in costa con le raffiche di sole, si decide la strategia dell'avanzata bici in spalla attraverso il bosco.
Caricati gli armamenti in alluminio sulle possenti spalle i tre cominciano la durissima scalata sul sentiero 656 Lino Ottaviani attraverso un impervia ascesa su scalinate e tornantini a non finire. Di tanto in tanto ci si accampa tra le fronde ombrose dell'ultima vegetazione del Baldo in cerca di ristoro, sorseggiando e dando qualche morso alle dispense idrosaliniche ed iper-energetiche fornite in omaggio come equipaggiamento dalla premiata ditta del cavaliere VOLCHEM.
L'unguento del soldato Matteo si scioglie alla grande: ci cola dalla fronte e con bruciore agli occhi ci acceca la vista e arrossa gli occhi, ma imperterriti si avanza, conquistando la bocchetta Naole anche se con estreme perdite di sudore.
Qui si apre il panorama a 360° sul Regno d'Italia. Sospendiamo le battaglie per contemplare la maestosità del lago di Garda che si apre sotto di noi, il verde e fiorito declivio che altro nome non potrebbe portare che Costa Bella e tutte le cime che lo circondano.
Scendiamo per i folti prati in fiore schivando le numerose mine lasciate nemico bovino a prendere la carrabile su fondo di sassi che piuttosto agevolmente seppur in salita sale al Rifugio Fiori del Baldo.
Qui ci accampiamo a vettovagliare qualche altra nuova barretta e a fotografare l'avamposto, poi risaliamo ora su mulattiera sempre piu' erta verso il Rifugio Chierego, che tralasciamo, e tiriamo diritto verso la Bocchetta di Coal Santo, tra mandrie di pecore e la cavalleria al seguito.
Giungiamo al Passo del Camin che il cielo comincia ad ingrigirsi. Passata la strettoia tra le rocce si apre a noi l'ultimo tratto di avanzata verso la conquista del Telegrafo, inizialmente pedalabile ed in leggera discesa anche se esposta, poi si deve ricaricare l'armamento pesante in spalla e issarsi a piedi sulla vetta, accompagnati ed incitati da diversi trekkers a piedi.
Un centinaio di metri tra raffiche di vento e rocce a spigoli vivo e i 200 metri di Cima Telegrafo sono finalmente in mani nostre! Festanti e con giubilo ci stringiamo attorno alla croce, congratulandoci per l'eroica conquista.
Rimaniamo a presidio della cima per il rancio tanto a lungo rimandato, respingendo orde di trekkers con i gas delle magliette bagnate stese ad asciugare a difesa del posto, poi dobbiamo riarmarci e scendere. Le nostre consegne forniteci dal generale Gps ci dicono di scendere a valle per il Vallone Osanna e ci preannunciano ostili difese nemiche.
Il primo tratto è su nuda e ripida roccia, poi le pendenze si fanno meno ostili e ci si diverte alla grande tra tecnicismi e passaggi arditi.
Piuttosto rapidamente tra impigliamenti sui pini mughi si arriva al Rifugio Novezzina dove si sgranchiscono le mani e si raffreddano dischi e pastiglie sempre tenuti a dura prova. La discesa poi riprende sempre seguendo il sentiero 657 tra passaggi impegnativi e altri da urlo... Giungiamo a loc. Festa che la sete ci arde in gola e siamo troppo lontani dalla linea dei rifornimenti. Fortunatamente troviamo dei festanti paesani che ci forniscono una bella bottiglia d'acqua ghiacciata, che sollievo!
Riprendiamo tra boschi e tratti erbosi.
Purtroppo non deve essere molto trafficato questo sentiero perchè si è sempre sotto la minaccia di imboscate nemiche tra rami di rovi invadenti che penzolano e erba alta sul singletrack e da erba alta. Il nemico ci coglie di sorpresa in piu' punti: una sasso nascosto da erba mi blocca la ruota anteriore e impuntandomi quasi da fermo riporto profonde ferite d'arma bianca.. sento i pin entrare nella carne e farmi dei profondi solchi sullo stinco destro.. il sangue comincia a rigarmi fino al calzino ma indomito continuo tra sfregamenti di rovi che mi lacerano la divisa (nuova, tra l'altro) e le ortiche che infieriscono sulle ferite aperte.
Non va meglio neppure a Diego e Matteo... colpiti alle gambe dai rovi anche loro..
Giungiamo dopo una infinita discesa sempre più scassata e con innumerevoli gradini, scoli, tornantini e rocce ad un vigneto dopo pochi metri alla pista ciclabile Impero Austrongarico - Lago di Garda. Giubilo!
Abbiamo vinto la montagna!
Medichiamo le ferite riportate con il mio kit della croce rossa, togliamo le protezioni blindate dalle ginocchia e ci prepariamo piu' freschi e leggeri all'assalto dell'ultimo ostacolo: risalire i 19 km che ci riportano al campo base.
Fortunatamente e' quasi tutta ciclabile.. facciamo qualche divagazione per mancanza di lucidità delle menti e altre alla ricerca di una fonte d'acqua ove darci una rinfrescata, poi implotonati a trenino dandoci il cambio come gli stradisti pedaliamo come matti fino alle pendici di Caprino.
Piccolo briefting con il comando per decidere se salire su comodo asfalto o sterrato come da consegne..
Siamo stanchi ma respingiamo comunque l'asfalto.. troppo esposto al nemico. Imbocchiamo una polverosa stradina in mezzo a vigneti che presto si trasforma in salita impegnativa su erbacce e rovi... Da loc. Mte Ceredello prendiamo per una più comoda e veloce variante su sterrato che dopo pochi km ci fa sbucare nei pressi della statale per Platano. Ancora un chilometro e arriviamo al nostro blindato dove festeggiamo a colpi di panini e pasta (ex)fredda e acqua calda.
La vittoria è nostra, ragazzi, avanti con la prossima battaglia, qua o si fa l'Italia (in bici) o si muore (dalla noia)!
Il bollettino di guerra per questo weekend riporta altre gloriose imprese eroiche, vinte dal gen. Andrea che in 10h e 50 min ha vinto la battaglia sul Sellaronda Hero, dal battaglione della cavalleria leggera da strada dei gen. Luca e Flavio sull'altopiano di Asiago e purtroppo di due marcate visite: la prima del gen. Paolo, preso alla sprovvista da problemi familiari e la seconda del gen. Franco, fatto ostaggio della famiglia in Carinzia.
Alla prossima eroica impresa, intrepidi eroi!
Informati della presenza del nemico dal reparto esploratori del forum di mtb, il reparto Telegrafisti composto da tre arditi ed impavidi militi al nome di Diego, Fabio e Matteo hanno risposto prontamente alla chiamata.
Dopo il saluto all'alzabandiera e l'adunata alle 6.00 a Vicenza Nord, il commando del regio esercito è partito a bordo di un rombante corazzato Fiat Ducato 2800 aspirato 2a serie già reduce dalle aspre battaglie del primo conflitto mondiale, alle volte dell'arroccamento di Caprino Veronese.
Per cogliere di sorpresa il nemico abbiamo spostato il campo base in quel di Platano, frazione che si erge all'ombra del secolare platano largo 15 metri, monumento storico per aver nascosto e difeso tra le sue fronde 100 arditi bersaglieri.
Preparati gli armamenti e indossati i pesanti zaini, i tre prodi iniziano l'avanzata, unti da capo a piedi di un unguento recuperato allo spaccio dal ten. Matteo contro le insidie dei raggi solari ma che per il momento serve solo ad attirare le attenzioni delle mosche imitatrici.
Si parte subito in salita. Perdiamo il conto di quante staffette di anziani reduci a bordo di vecchie Fiat Panda di colore bianco ci sopravvanzano... deve esserci il deposito nazionale o un raduno qua attorno!
Il cielo è tinto di azzurro limpido ed il sole spacca, ogni fronda è di riparo ai nostri impavidi.
Non un attimo di tregua, si sale su asfalto, sterrato e carrabili. Giunti all' avamposto di Malga Valfredda comincia la prima vera ardua impresa; per aggirare le postazioni nemiche pronte all'agguato con 10 km in costa con le raffiche di sole, si decide la strategia dell'avanzata bici in spalla attraverso il bosco.
Caricati gli armamenti in alluminio sulle possenti spalle i tre cominciano la durissima scalata sul sentiero 656 Lino Ottaviani attraverso un impervia ascesa su scalinate e tornantini a non finire. Di tanto in tanto ci si accampa tra le fronde ombrose dell'ultima vegetazione del Baldo in cerca di ristoro, sorseggiando e dando qualche morso alle dispense idrosaliniche ed iper-energetiche fornite in omaggio come equipaggiamento dalla premiata ditta del cavaliere VOLCHEM.
L'unguento del soldato Matteo si scioglie alla grande: ci cola dalla fronte e con bruciore agli occhi ci acceca la vista e arrossa gli occhi, ma imperterriti si avanza, conquistando la bocchetta Naole anche se con estreme perdite di sudore.
Qui si apre il panorama a 360° sul Regno d'Italia. Sospendiamo le battaglie per contemplare la maestosità del lago di Garda che si apre sotto di noi, il verde e fiorito declivio che altro nome non potrebbe portare che Costa Bella e tutte le cime che lo circondano.
Scendiamo per i folti prati in fiore schivando le numerose mine lasciate nemico bovino a prendere la carrabile su fondo di sassi che piuttosto agevolmente seppur in salita sale al Rifugio Fiori del Baldo.
Qui ci accampiamo a vettovagliare qualche altra nuova barretta e a fotografare l'avamposto, poi risaliamo ora su mulattiera sempre piu' erta verso il Rifugio Chierego, che tralasciamo, e tiriamo diritto verso la Bocchetta di Coal Santo, tra mandrie di pecore e la cavalleria al seguito.
Giungiamo al Passo del Camin che il cielo comincia ad ingrigirsi. Passata la strettoia tra le rocce si apre a noi l'ultimo tratto di avanzata verso la conquista del Telegrafo, inizialmente pedalabile ed in leggera discesa anche se esposta, poi si deve ricaricare l'armamento pesante in spalla e issarsi a piedi sulla vetta, accompagnati ed incitati da diversi trekkers a piedi.
Un centinaio di metri tra raffiche di vento e rocce a spigoli vivo e i 200 metri di Cima Telegrafo sono finalmente in mani nostre! Festanti e con giubilo ci stringiamo attorno alla croce, congratulandoci per l'eroica conquista.
Rimaniamo a presidio della cima per il rancio tanto a lungo rimandato, respingendo orde di trekkers con i gas delle magliette bagnate stese ad asciugare a difesa del posto, poi dobbiamo riarmarci e scendere. Le nostre consegne forniteci dal generale Gps ci dicono di scendere a valle per il Vallone Osanna e ci preannunciano ostili difese nemiche.
Il primo tratto è su nuda e ripida roccia, poi le pendenze si fanno meno ostili e ci si diverte alla grande tra tecnicismi e passaggi arditi.
Piuttosto rapidamente tra impigliamenti sui pini mughi si arriva al Rifugio Novezzina dove si sgranchiscono le mani e si raffreddano dischi e pastiglie sempre tenuti a dura prova. La discesa poi riprende sempre seguendo il sentiero 657 tra passaggi impegnativi e altri da urlo... Giungiamo a loc. Festa che la sete ci arde in gola e siamo troppo lontani dalla linea dei rifornimenti. Fortunatamente troviamo dei festanti paesani che ci forniscono una bella bottiglia d'acqua ghiacciata, che sollievo!
Riprendiamo tra boschi e tratti erbosi.
Purtroppo non deve essere molto trafficato questo sentiero perchè si è sempre sotto la minaccia di imboscate nemiche tra rami di rovi invadenti che penzolano e erba alta sul singletrack e da erba alta. Il nemico ci coglie di sorpresa in piu' punti: una sasso nascosto da erba mi blocca la ruota anteriore e impuntandomi quasi da fermo riporto profonde ferite d'arma bianca.. sento i pin entrare nella carne e farmi dei profondi solchi sullo stinco destro.. il sangue comincia a rigarmi fino al calzino ma indomito continuo tra sfregamenti di rovi che mi lacerano la divisa (nuova, tra l'altro) e le ortiche che infieriscono sulle ferite aperte.
Non va meglio neppure a Diego e Matteo... colpiti alle gambe dai rovi anche loro..
Giungiamo dopo una infinita discesa sempre più scassata e con innumerevoli gradini, scoli, tornantini e rocce ad un vigneto dopo pochi metri alla pista ciclabile Impero Austrongarico - Lago di Garda. Giubilo!
Abbiamo vinto la montagna!
Medichiamo le ferite riportate con il mio kit della croce rossa, togliamo le protezioni blindate dalle ginocchia e ci prepariamo piu' freschi e leggeri all'assalto dell'ultimo ostacolo: risalire i 19 km che ci riportano al campo base.
Fortunatamente e' quasi tutta ciclabile.. facciamo qualche divagazione per mancanza di lucidità delle menti e altre alla ricerca di una fonte d'acqua ove darci una rinfrescata, poi implotonati a trenino dandoci il cambio come gli stradisti pedaliamo come matti fino alle pendici di Caprino.
Piccolo briefting con il comando per decidere se salire su comodo asfalto o sterrato come da consegne..
Siamo stanchi ma respingiamo comunque l'asfalto.. troppo esposto al nemico. Imbocchiamo una polverosa stradina in mezzo a vigneti che presto si trasforma in salita impegnativa su erbacce e rovi... Da loc. Mte Ceredello prendiamo per una più comoda e veloce variante su sterrato che dopo pochi km ci fa sbucare nei pressi della statale per Platano. Ancora un chilometro e arriviamo al nostro blindato dove festeggiamo a colpi di panini e pasta (ex)fredda e acqua calda.
La vittoria è nostra, ragazzi, avanti con la prossima battaglia, qua o si fa l'Italia (in bici) o si muore (dalla noia)!
Il bollettino di guerra per questo weekend riporta altre gloriose imprese eroiche, vinte dal gen. Andrea che in 10h e 50 min ha vinto la battaglia sul Sellaronda Hero, dal battaglione della cavalleria leggera da strada dei gen. Luca e Flavio sull'altopiano di Asiago e purtroppo di due marcate visite: la prima del gen. Paolo, preso alla sprovvista da problemi familiari e la seconda del gen. Franco, fatto ostaggio della famiglia in Carinzia.
Alla prossima eroica impresa, intrepidi eroi!
DIVERTIMENTO : 7,5
DIFFICOLTA' : 8
PANORAMA : 9+
NOTE: discesa molto tecnica, pietraie, single track invasi da rovi, erba alta, numerosi passaggi a piedi
Dati riepilogativi | ||
Km: | tot. | 48,83 km |
Dislivello : | 2.189 | |
Max alt.: Min alt. | 2.073 mt 72 mt | |
Durata: | tot | 5 h |
in mov. | 3 h 46 min | |
Vel. | media | 7,2 Km/h |
max | 39,5 Km/h | |
Tempi: | salita | 6:16 h |
Orari | discesa Partenza Arrivo | 3:08 h 7.48 18.30 |
Meteo: | sole,caldo, nubi in quota | |
Traccia :
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