15 e 16 Agosto 2019 - gio e ven
Prendendo spunto da un giro pubblicato sulla sezione itinerari del Mtb-Mag, "Il miglior Catinaccio" e grazie alle tracce gentilmente condivise dall'amico Obbi che lo ha suddiviso in due giornate allungando il divertimento, siamo partiti di Ferragosto io e Diego alla volta di Moena. I giorni non sono proprio i più indicati per girare sui sentieri, ma la disponibilità dei rifugi e impegni familiari ci hanno lasciato poca possibilità di scelta.
1° gg - 15 Agosto
Partenza alle 9.00 dal parcheggio vicino alla chiesa, mentre l'omelia diffusa con altoparlanti all'esterno giungeva al temine. In cerca di un caffè per iniziare il giro saliamo alla malga Roncac, scoprendo pero' che il bar apre alle 10.30... evidentemente qua in montagna tutti se la prendono comoda.
Continuiamo a salire su ripida strada forestale, con cartelli di divieto di transito per pedoni e biciclette, causa innumerevoli aree di manovra e deposito per le operazioni di ripristino dei disastri del Vaja che qua ha fatto veramente rasato a zero interi versanti di montagne, specie nella zona del Latemar.
Arriviamo all'Hotel Savoy, sul trafficato Passo di Carezza (o Costalunga) a 1752 m.
Seguiamo per un breve tratto la ciclabile, dove Diego per far passare due signore anziane va a toccare le palizzate con il manubrio e fa un 360° dagli esiti piuttosto pesanti: botta alle costole, escoriazioni su gambe e braccia, ciclocomputer a pezzi... evidentemente la benedizione della partenza non è servita a molto... Ricomposti i pezzi e medicate le ferite ripartiamo prendendo un breve tratto di asfalto direzione Rif. Duca di Pistoia dove subito dopo prendiamo il sent 1B per la Messner Alm, dove prendiamo un ripido sentiero 1 che porta al 549, sentiero del Masarè.
Qua i panorami finalmente si aprono su Latemar a destra e la Roda di Vael a sinitra sopra di noi...unite al sentiero saliscendi molto flow è un vero divertimento.
Abbandoniamo il 549 per restare bassi sul 552 fino al Rif. Paolina dove ci facciamo due coke prima di affrontare bici a spinta e spalla il tratto che ci riporta sul 549 in prossimità del monumento con l'aquila in bronzo a Christomannos, strapieno di merenderos a farsi selfies...
Si prosegue in falsopiano fino al rif Roda di Vael (2283 m).
Qui prendiamo il sentiero 545, spettacolare, che in costa alle Pale Rabbiose porta al Rif. Negritella(1986 m.). Penso di non aver mai visto cosi' tanta gente in un rifugio in vita mia... sembra di essere in un mercato all'ora di punta!
L'idea era di prendere il bel sentiero pedonale nel bosco che porta al Rif. Catinaccio, senza dover perdere 120 metri di quota e poi risalire per la strada carrabile. Consci del divieto alle biciclette attendiamo quindi una buona mezz'ora abbondante che i merenderos facciano rientro, approfitandone per una fresca birra. Il sentiero sembra ora deserto e ci mettiamo in marcia comunque a passo d'uomo. Troviamo qualche passeggiatore, ma non serve nemmeno fermarsi, tanto il sentiero è molto largo e nessuno si lamenta. Dal Rif Catinaccio (abbandonato) comincia a salire una strada forestale con fondo ripido e smosso che non da' tregua e, anzi, aumenta la pendenza man mano che si sale. Le ultime rampe le facciamo a spinta, arrivando al Rif. Vajolet (2243 m.) ancora vivi e in anticipo sui tempi preventivati in timore dell'arrivo di un temporale secondo le previsioni meteo.
Prendiamo possesso dei letti in camerata, doccia e alle 19.15 ottima cena con insalatona self service, pennette al gorgonzola e noci, brasato con purè e dolce finale. Facciamo conoscenza con due simpatici ragazzi doppiatori giunti da Roma, scambiandoci interessanti racconti di viaggio e poi alle 8.30 cerchiamo di fare rientro in camera ma fuori fulmini, grandine e acqua gelida ci impediscono di raggiungere lo stabile delle camerate... fortuna nel giro di un quarto d'ora il tutto finisce e si può andare a letto.
2° gg - 16 Agosto
Alle 6.00 la gente comincia già ad alzarsi, noi cerchiamo di tenere duro ancora un pò ma alla fine la voglia di partire ci sbranda e alle 7.15 siamo già a fare una abbondante colazione, questa volta con al tavolo due giovani trekkers austriache di Insbruck e Vienna dirette al Tires.
Preparati gli zaini e recuperate le bici nel garage (inutile dire che di bici qua ne vedono gran poche e c'eravamo solo noi), riprendiamo nella gelida mattina a risalire verso il Rif Principe (era la nostra meta del primo giorno ma non c'era piu posto). La pendenza aumenta e spesso complice il fondo smosso si deve spingere.
Ai 2599 del Rifugio non è ancora finita...lo sguardo va nell'unica direzione possibile, quella cioè dove vediamo gente arrampicarsi o quasi con fatica quei 170 metri verticali fino al Passo Antermoia (2770 m) e ci prende un senso di sconforto... Devo dire però che a farlo è più semplice di quanto si pensi, e la voglia di vedere lo spettacolo che ci si trova davanti come ci hanno detto alcuni trekkers non fa sentire la fatica di spallare e superare insidiosi gradoni di roccia. Confermo! Spettacolo unico a 360° dalla Marmolada , al gruppo del Sella, al Sassopiatto, alle Pale, allo Sciliar... da lacrime agli occhi!
Pure la discesa che a guardare il canalone di rocce frantumate non invita invece si rivela tecnica ma piacevole e divertente! Trovo anche un fossile di conchiglia su una roccia. Il panorama aumenta di livello, incanalandosi tra le crode e creando un anfiteatro dove al centro brilla il lago glaciale d' Antermoia, una perla blu incastonata tra pareti nere da un lato e bianche dall'altro... che voglia di mettere almeno le gambe nella sua gelide acque!
Si prosegue in saliscendi prima verso il Rif d'Antermoia, poi salendo al Passo Dona (Mantello). Qua il panorama cambia radicalmente, lasciandosi alle spalle la nuda roccia bianca e aprendo a lussureggianti vedute di verdi pascoli e dolci pendii.
La discesa suggerita prosegue dopo un pezzo sul 578 deviando sulla sinistra verso il 555 ma sconsiglio la cosa, in quanto il sentiero è una profonda trincea su rocce smosse e scivolose in quanto vi scorre un rivolo d'acqua, il tutto su infiniti e tretti tornantini...
Suggerisco di continuare a scendere per il bel sentiero su erba e terra n.578, raggiungendo la carrabile 532 che sale al Passo Duron. sono 2 km di strada bianca in più e 60 m di dislivello aggiuntivo ma ne vale veramente la pena e si risparmia un sacco di tempo e di incazzatura.
Risalita la dura strada verso il Passo Duron (2190 m) si prende sulla destra il sentiero 4, molto frequentato da pedoni, mucche ed e-bike, in un lungo saliscendi sino al Rif Sassopiatto (2300 m). Orde di turisti ci fanno desistere dal fermarsi. Il sentiero Federico Augusto ci attira... ma sembra un corridoio di un centro commerciale alla vigilia di Natale...
C'e pure il cartello di divieto per le bici, ma quello lo abbiamo trovato praticamente su tutti i sentieri fatti, forestali comprese e ci abbiamo fatto il callo.
Prendiamo quindi il 533, tecnico ma superlativo (nonostante un mio volo soft sul prato) fino a Malga Micheluzzi (1860 m) dove alla gentile barista chiediamo info su dei sentieri alternativi per ridurre al minimo la strada bianca a scendere ma ci avverte che il bosco non è ancora stato ripulito delle devastazioni e amareggiati desistiamo, annegando la delusione nella birra.
Seguiamo quindi la traccia in un bel sentiero tutto radici fino a Baita Fraina, poi forestale e asfalto fino alla lunga e affollata ciclabile che da Campitello ci riporta a Moena.
Un tour splendido, panorami da 10+ e nemmeno tanto da spallare/spingere. Potrebbe essere migliorato ulteriormente variando alcune discese. Stra-consigliato!
AVVISI !!
- forestale da Moena a Passo Carezza chiusa per diversi cantieri, evitare di farla nei gg lavorativi !
- praticamente tutti i sentieri fatti hanno il cartello (nuovo) di divieto alle bici o l'obbligo di bici alla mano, eccetto la salita al Passo Duron e la ciclabile in Val di Fassa; siete avvisati! 😏
1° gg - 15 Agosto
Partenza alle 9.00 dal parcheggio vicino alla chiesa, mentre l'omelia diffusa con altoparlanti all'esterno giungeva al temine. In cerca di un caffè per iniziare il giro saliamo alla malga Roncac, scoprendo pero' che il bar apre alle 10.30... evidentemente qua in montagna tutti se la prendono comoda.
Continuiamo a salire su ripida strada forestale, con cartelli di divieto di transito per pedoni e biciclette, causa innumerevoli aree di manovra e deposito per le operazioni di ripristino dei disastri del Vaja che qua ha fatto veramente rasato a zero interi versanti di montagne, specie nella zona del Latemar.
Arriviamo all'Hotel Savoy, sul trafficato Passo di Carezza (o Costalunga) a 1752 m.
Seguiamo per un breve tratto la ciclabile, dove Diego per far passare due signore anziane va a toccare le palizzate con il manubrio e fa un 360° dagli esiti piuttosto pesanti: botta alle costole, escoriazioni su gambe e braccia, ciclocomputer a pezzi... evidentemente la benedizione della partenza non è servita a molto... Ricomposti i pezzi e medicate le ferite ripartiamo prendendo un breve tratto di asfalto direzione Rif. Duca di Pistoia dove subito dopo prendiamo il sent 1B per la Messner Alm, dove prendiamo un ripido sentiero 1 che porta al 549, sentiero del Masarè.
Qua i panorami finalmente si aprono su Latemar a destra e la Roda di Vael a sinitra sopra di noi...unite al sentiero saliscendi molto flow è un vero divertimento.
Abbandoniamo il 549 per restare bassi sul 552 fino al Rif. Paolina dove ci facciamo due coke prima di affrontare bici a spinta e spalla il tratto che ci riporta sul 549 in prossimità del monumento con l'aquila in bronzo a Christomannos, strapieno di merenderos a farsi selfies...
Si prosegue in falsopiano fino al rif Roda di Vael (2283 m).
Qui prendiamo il sentiero 545, spettacolare, che in costa alle Pale Rabbiose porta al Rif. Negritella(1986 m.). Penso di non aver mai visto cosi' tanta gente in un rifugio in vita mia... sembra di essere in un mercato all'ora di punta!
L'idea era di prendere il bel sentiero pedonale nel bosco che porta al Rif. Catinaccio, senza dover perdere 120 metri di quota e poi risalire per la strada carrabile. Consci del divieto alle biciclette attendiamo quindi una buona mezz'ora abbondante che i merenderos facciano rientro, approfitandone per una fresca birra. Il sentiero sembra ora deserto e ci mettiamo in marcia comunque a passo d'uomo. Troviamo qualche passeggiatore, ma non serve nemmeno fermarsi, tanto il sentiero è molto largo e nessuno si lamenta. Dal Rif Catinaccio (abbandonato) comincia a salire una strada forestale con fondo ripido e smosso che non da' tregua e, anzi, aumenta la pendenza man mano che si sale. Le ultime rampe le facciamo a spinta, arrivando al Rif. Vajolet (2243 m.) ancora vivi e in anticipo sui tempi preventivati in timore dell'arrivo di un temporale secondo le previsioni meteo.
Prendiamo possesso dei letti in camerata, doccia e alle 19.15 ottima cena con insalatona self service, pennette al gorgonzola e noci, brasato con purè e dolce finale. Facciamo conoscenza con due simpatici ragazzi doppiatori giunti da Roma, scambiandoci interessanti racconti di viaggio e poi alle 8.30 cerchiamo di fare rientro in camera ma fuori fulmini, grandine e acqua gelida ci impediscono di raggiungere lo stabile delle camerate... fortuna nel giro di un quarto d'ora il tutto finisce e si può andare a letto.
2° gg - 16 Agosto
Alle 6.00 la gente comincia già ad alzarsi, noi cerchiamo di tenere duro ancora un pò ma alla fine la voglia di partire ci sbranda e alle 7.15 siamo già a fare una abbondante colazione, questa volta con al tavolo due giovani trekkers austriache di Insbruck e Vienna dirette al Tires.
Preparati gli zaini e recuperate le bici nel garage (inutile dire che di bici qua ne vedono gran poche e c'eravamo solo noi), riprendiamo nella gelida mattina a risalire verso il Rif Principe (era la nostra meta del primo giorno ma non c'era piu posto). La pendenza aumenta e spesso complice il fondo smosso si deve spingere.
Ai 2599 del Rifugio non è ancora finita...lo sguardo va nell'unica direzione possibile, quella cioè dove vediamo gente arrampicarsi o quasi con fatica quei 170 metri verticali fino al Passo Antermoia (2770 m) e ci prende un senso di sconforto... Devo dire però che a farlo è più semplice di quanto si pensi, e la voglia di vedere lo spettacolo che ci si trova davanti come ci hanno detto alcuni trekkers non fa sentire la fatica di spallare e superare insidiosi gradoni di roccia. Confermo! Spettacolo unico a 360° dalla Marmolada , al gruppo del Sella, al Sassopiatto, alle Pale, allo Sciliar... da lacrime agli occhi!
Pure la discesa che a guardare il canalone di rocce frantumate non invita invece si rivela tecnica ma piacevole e divertente! Trovo anche un fossile di conchiglia su una roccia. Il panorama aumenta di livello, incanalandosi tra le crode e creando un anfiteatro dove al centro brilla il lago glaciale d' Antermoia, una perla blu incastonata tra pareti nere da un lato e bianche dall'altro... che voglia di mettere almeno le gambe nella sua gelide acque!
Si prosegue in saliscendi prima verso il Rif d'Antermoia, poi salendo al Passo Dona (Mantello). Qua il panorama cambia radicalmente, lasciandosi alle spalle la nuda roccia bianca e aprendo a lussureggianti vedute di verdi pascoli e dolci pendii.
La discesa suggerita prosegue dopo un pezzo sul 578 deviando sulla sinistra verso il 555 ma sconsiglio la cosa, in quanto il sentiero è una profonda trincea su rocce smosse e scivolose in quanto vi scorre un rivolo d'acqua, il tutto su infiniti e tretti tornantini...
Suggerisco di continuare a scendere per il bel sentiero su erba e terra n.578, raggiungendo la carrabile 532 che sale al Passo Duron. sono 2 km di strada bianca in più e 60 m di dislivello aggiuntivo ma ne vale veramente la pena e si risparmia un sacco di tempo e di incazzatura.
Risalita la dura strada verso il Passo Duron (2190 m) si prende sulla destra il sentiero 4, molto frequentato da pedoni, mucche ed e-bike, in un lungo saliscendi sino al Rif Sassopiatto (2300 m). Orde di turisti ci fanno desistere dal fermarsi. Il sentiero Federico Augusto ci attira... ma sembra un corridoio di un centro commerciale alla vigilia di Natale...
C'e pure il cartello di divieto per le bici, ma quello lo abbiamo trovato praticamente su tutti i sentieri fatti, forestali comprese e ci abbiamo fatto il callo.
Prendiamo quindi il 533, tecnico ma superlativo (nonostante un mio volo soft sul prato) fino a Malga Micheluzzi (1860 m) dove alla gentile barista chiediamo info su dei sentieri alternativi per ridurre al minimo la strada bianca a scendere ma ci avverte che il bosco non è ancora stato ripulito delle devastazioni e amareggiati desistiamo, annegando la delusione nella birra.
Seguiamo quindi la traccia in un bel sentiero tutto radici fino a Baita Fraina, poi forestale e asfalto fino alla lunga e affollata ciclabile che da Campitello ci riporta a Moena.
Un tour splendido, panorami da 10+ e nemmeno tanto da spallare/spingere. Potrebbe essere migliorato ulteriormente variando alcune discese. Stra-consigliato!
AVVISI !!
- forestale da Moena a Passo Carezza chiusa per diversi cantieri, evitare di farla nei gg lavorativi !
- praticamente tutti i sentieri fatti hanno il cartello (nuovo) di divieto alle bici o l'obbligo di bici alla mano, eccetto la salita al Passo Duron e la ciclabile in Val di Fassa; siete avvisati! 😏
DIVERTIMENTO : 9
DIFFICOLTA' : 8
PANORAMA : 10
NOTE: giro da top ten!
DATI RIEPILOGATIVI:
Lunghezza: 73km, ↗2970m, ↘2970m
Tempo: 1:07:23:17d
In movim.: 10:50:22h
Inizio: giovedì 15 agosto 2019 08:50:49
Fine: venerdì 16 agosto 2019 16:14:06
Tempo: 1:07:23:17d
In movim.: 10:50:22h
Inizio: giovedì 15 agosto 2019 08:50:49
Fine: venerdì 16 agosto 2019 16:14:06
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